Progressione verso l'infinito

domenica 14 febbraio 2010




Camilla festante mi preannuncia l'arrivo di una amica durante un tardo pomeriggio di tempesta.

Fuori non piove, ma non importa, ci sono tempeste che gli occhi non vedono ma che si fanno sentire comunque.

Sarebbe, in ipotesi, un appuntamento per un tattoo, il suo primo, e si sente nell'aria che voglia e convinzione non vanno di pari passo.

Ma è anche il preludio di un venerdì sera, come tanti altri che abbiamo passato insieme, tra film, musica, oceani di parole, alcol...

Si parla del tatuaggio, vorrebbe il simbolo dell'infinito all'interno del braccio sinistro. Facciamo delle prove con una matita per gli occhi e... ce la si mette tutta, in sincerità ci si prova davvero...

- "Non è male"

- "No, infatti"

- "Niente male davvero"

- "Già"

- "Certo che..."

- "Cosa?"

- "La zona..."

- "Sì..."

- "E poi verticale..."

- "Sembra un 8, vero?"

- "Eh sì. Pessimo"

- "Uff, è davvero pessimo lì. Volevo farlo... però ho solo questo simbolo in testa per ora, e solo questa zona... o cambio simbolo o cambio zona"

- "Dai, non ti insegue nessuno... pensaci, un'altra volta decidiamo"

"Ok. Ah, ti ho portato l'Amaro del Capo"


E lì, lei si china verso la borsa della spesa. Si accoscia proprio, col movimento tipico del tecnico che prova a riparare la lavabiancheria, scoprendo un tripudio di ciuffi di peli all'altezza del coccige, con elegante declivio verso la linea che separa le chiappe.

Lei niente chiappe a vista, soprattutto niente peli... ma solo un lembo di pelle, che all'improvviso mi appare come l'unica parte illuminata in una stanza immersa nel buio.

- "Ferma così..."

- "Eh?"

- "Non ti muovere..."

- "Ok" risponde lei, un minimo preoccupata ma, conoscendomi, divertita.

Prendo la matita e disegno il simbolo dell'infinito proprio lì.

- "Vai a guardarti allo specchio", le dico con un sorriso sornione.

Lei entra in bagno, accende la luce dello specchio, guarda la schiena, si gira verso di me accendendo la luce nei suoi occhi, con un sorriso stupito.

- "Mi piace. Massi, MI PIACE"

- "Procediamo"


E lì il tempo si sospende per un po', tra fumi d'erba, compassati tentativi di trovare, a matita, la forma che la convinca del tutto...

Disegno, mentre le faccio vedere "Lo Svarione degli Anelli", e giù risate, la tempesta è un ricordo lontano.

Arriviamo a un disengo che le piace...



Lo passo al PC tramite scanner, seleziono la parte color grafite per farne un clone da stampare e rifinire, schiarendolo, per poterlo passare a china

.


La selezione è imprecisa, sfrangiata, mostra i limiti di una pessima calibratura della bacchetta magica di CS3.

E lei guarda. Riguarda.

- "MI PIACE COSI'... sembra un tratto di colore lasciato da un pennello"

- "Ma lo vuoi grigio, sfumato, nero?"

- "Nero compatto"

- "E nero compattò sarà"


E si comincia. La pelle come tela, il fumo denso come brezza che sospinge verso il largo.


- "Fa troppo male?"

- "Un po'"

- "Vuoi che mi fermi?"

- "No". Secco, deciso.



- "Il contorno è fatto, passo al riempimento. Questo è un ago più grande, ma secondo me fa meno male dell'altro"

- "Ouch"

- "Ok, mi sa che non sei d'accordo"

- "Aspetta un attimo, ma continua"

- "Prende forma"

- "Com'è?"

- "Dipende da come lo volevi. Vai a vedere allo specchio"

- ":D"



E si continua ormai spediti.

- "Come va col dolore?"

- "Capisco cosa intendi quando dici che è un bel dolore, che ci si affeziona. Mi piace, potresti continuare all'infinito..."


Già... all'infinito.




14 Febbraio 2010

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